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Una civiltà resa afona dalle rimozioni: questo lo sguardo contemporaneo che Lucia Veronesi (Mantova, 1976) descrive in La desinenza estinta, un progetto artistico incentrato sulla cancellazione culturale che spazia tra scienza, linguaggio e attivismo. Vincitore della dodicesima edizione (2023) di Italian Council, programma che promuove l'arte contemporanea italiana nel mondo, l'opera entrerà nelle collezioni civiche del Museo Ca' Pesaro di Venezia. La desinenza estinta consiste in una riflessione sul rapporto tra la storia della scienza al femminile, le implicazioni sociopolitiche, la botanica e l'estinzione del linguaggio. Tre sono le componenti del progetto, complementari ma allo stesso tempo autonome: un grande arazzo jacquard, che riassume l'esito della ricerca d'archivio svolta dall'artista tra il 2023 e il 2024; un'installazione video che documenta il processo creativo dell'opera; il volume Lucia Veronesi. La desinenza estinta, edito da Marsilio Arte a cura di Paolo Mele e Claudio Zecchi, rispettivamente direttore e direttore artistico di Ramdom, e dall'artista stessa. Questi tre elementi dialogano tra di loro e si integrano l'uno con l'altro, creando così una narrazione visiva che attraverso collage, disegni e foto di archivio evoca immagini del passato e solleva interrogativi sul presente, in cui le illustrazioni sono le vere protagoniste e il filo narrativo del racconto. La pubblicazione ripercorre le ricerche compiute da Lucia Veronesi tra Londra, Zurigo e Trondheim, offrendo un vero e proprio strumento di ricerca che accompagna il lettore in un viaggio visivo complementare al lavoro sviluppato con l'arazzo e il video. Apre il volume il contributo firmato da Veronesi La desinenza estinta, in cui viene illustrato e approfondito l'omonimo progetto artistico. L'opera, infatti, si sviluppa su tre livelli: il primo si ispira a uno studio sulle lingue indigene e sulla perdita delle conoscenze medicinali condotto da Rodrigo Càmara-Leret e Jordi Bascompte dell'Università di Zurigo. Il secondo livello riguarda le donne che si sono occupate di botanica dal Settecento al Novecento, ossia le scienziate e artiste-illustratrici che hanno raccolto esemplari di piante ignote contribuendo alla loro classificazione, catalogazione e studio. Il terzo livello del progetto si ispira ad Hannah Ryggen, un'importante artista norvegese del Novecento che nei suoi arazzi seppe far convergere istanze politiche e soluzioni formali, portando la tecnica della tessitura ai gradi più sofisticati dell'arte contemporanea. Segue il saggio dell'antropologo Manfredi Bortoluzzi, La foresta delle parole perdute. Arte e antropologia nella Desinenza estinta di Lucia Veronesi, un'indagine sulla multidisciplinarità e sul rapporto tra arte e antropologia nell'opera di Veronesi. Il filosofo, curatore e teorico d'arte contemporanea Marco Senaldi condensa in La desinenza in A. La desinenza estinta di Lucia Veronesi e l'eclissi della memoria una riflessione sullo stretto legame tra linguaggio e denominazione botanica, e del contributo delle donne nello studio di questa scienza. I prati della conoscenza è il saggio di Solveig Lønmo, in cui la storica dell'arte e curatrice norvegese analizza la pratica creativa dell'artista tessile Hannah Ryggen (1894-1970) e la sua influenza sull'arazzo che compone il progetto di Veronesi. Completano il catalogo l'indice delle immagini e una raccolta di brevi biografie delle esploratrici, botaniche e illustratrici citate nel volume.
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