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Negli ultimi anni in Italia è ripresa l´emigrazione giungendo a superare, secondo le statistiche ufficiali, le centomila unità annue. L´attenzione dei media, nel denunciare i tagli alla ricerca, le cattive condizioni del mercato del lavoro e la mancanza di meritocrazia diffusa nel paese, si è focalizzata sulla perdita di giovani talenti verso l´estero. A lasciare l´Italia, però, non sono più solo lavoratori altamente specializzati, o cervelli in fuga, ma anche studenti, professionisti, tecnici, imprenditori, ricercatori, pensionati, cooperanti e altre figure, qualificate e non, che partono da ogni regione. Questo soggetto difficile da definire - emigranti, expat, cervelli in fuga? - non ha nemmeno una dimensione precisa. Come calcolare infatti il numero di chi si muove nell´Europa di Schengen o che attraversa frontiere con un visto turistico o di studio e che poi decide di fermarsi? Cosa differenzia la nuova emigrazione che alle guide dell´emigrante ha sostituito blog e social network, che al posto del telefono usa Skype, da quelle del secolo scorso? Rispetto alle migrazioni del passato cambiano anche le motivazioni, oltre alla ricerca di lavoro, si emigra per studiare, cercare una migliore qualità della vita o per amore. L´inchiesta del Centro Altreitalie intrecciando fonti diverse - statistiche, un questionario e interviste - traccia lo spaccato del nuovo e complesso fenomeno migratorio italiano.
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